Musica: un farmaco per il cuore

30 minuti di musica al giorno riducono l’ansia e le recidive nelle persone che hanno avuto un infarto

Dalla notte dei tempi  la musica ha accompagnato la storia dell’uomo adattandosi alle diverse situazioni storico-sociali: nell’Illuminismo con Mozart, nel Romanticismo con Wagner, e infine nella società odierna con la musica rock e pop.

In tutte le culture, sin dai primordi, musica e medicina erano una cosa sola: si è sempre saputo che la musica ha un forte potere coinvolgente e rilassante, che procura benessere e, come diceva Aristotele, la musica ha un potere liberatorio, alleviante e catartico delle tensioni psichiche. Ed è dal 1700 – quando Richard Brockiesby, medico e musicista londinese, scrisse il primo trattato di musicoterapia – che essa è una vera e propria disciplina scientifica.

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato gli effetti positivi della musica sia sulle funzioni cognitive sia su quelle fisiologiche. L’ultimo di questi studi è stato presentato nel mese di marzo dal prof. Predrag Mitrovic (Università di Belgrado) e i risultati della sua ricerca hanno fatto davvero scalpore. Egli ha affermato:

“Dai nostri studi è dimostrato che in tutti i pazienti che hanno avuto un infarto, 30 minuti di musica al giorno sono una vera terapia per prevenire ulteriori attacchi”

Lo studio è stato condotto per 7 anni su 350 persone che avevano subito un infarto e soffrivano di angina dopo l’attacco. La metà di esse è stata trattata con farmaci convenzionali e l’altra metà con una seduta di musica di 30 minuti.

Prima di iniziare il trattamento a ciascuno dei partecipanti del secondo gruppo sono state fatte ascoltare musiche di generi molto diversi e i medici hanno valutato, misurando la dilatazione della pupilla, quale di esse era la più rilassante.
Poi hanno raccomandato di ascoltare tutti i giorni quella musica, in una situazione di tranquillità e a occhi chiusi.

Alla fine dei 7 anni è stato valutato che il gruppo che ha seguito la terapia musicale ha avuto un terzo in meno di episodi d’ansia e un quarto in meno di dolori anginosi rispetto all’altro gruppo. Inoltre i partecipanti hanno avuto un numero inferiore di patologie cardiache: 18% in meno di insufficienze cardiache; 23% in meno di infarti; 20% in meno di by pass coronarici e il 16% in meno di decessi dovuti al cuore.

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