Perdonare non è nella nostra natura. Difficilmente riusciamo a dimenticare un torto subito, soprattutto se è grave e se arriva da una persona che amiamo. Nel tempo i sentimenti di collera e rabbia associati possono stemperarsi, ma non scompaiono e sono per la nostra mente un grave fardello. Il perdono per secoli è stato correlato a un concetto religioso e all’assoluzione e- anche se i buoni cristiani andavano e vanno a confessarsi per cercare il perdono di Dio- nella vita privata è tutta un’altra storia.
Perdonare è difficile poiché:
1. occorre spostare il proprio punto di vista e avvicinarsi a quello dell’altro, per capire quali siano state le motivazioni alla base del suo gesto.
2. Richiede di mettersi in discussione e riconoscere una propria parte di responsabilità.
Per questo è difficile perdonare subito e sul serio. Siamo quasi sempre convinti di essere nel giusto, e di essere noi i “buoni”e l’altro il “cattivo”. A causa del nostro orgoglio riteniamo che perdonare equivalga a perdere, a umiliarsi, a mettersi in una posizione di inferiorità rispetto all’altro. Il perdono, per essere genuino, richiede tempo per elaborare l’offesa subita.
Così si rimane intrappolati tra sentimenti negativi come il risentimento, la rabbia, l’amarezza, il desiderio di vendetta, ma anche da pensieri ricorrenti che alimentano il malessere psicologico. Una vera zavorra per la nostra vita quotidiana. Per questo perdonare è un atto che serve prima di tutto a migliorare la qualità della nostra vita, permettendoci di ammalarsi di meno e di essere più in equilibrio, non solo dal punto di vista fisico, ma anche psichico. Soprattutto, il perdono è uno strumento che ci permette di ridefinire noi stessi e di sviluppare un maggiore potere personale.
Cosa vuol dire perdonare
Perdonare non significa dimenticare. Al contrario, perdonare è riuscire a tenere bene a mente ciò che è successo, ma svuotandolo dal dolore, dalla sofferenza, dal rancore, dalla paura e dalla rabbia che lo caricano.
Perdonare non è giustificare l’altra persona. Il perdono non è un atto che condona ciò che è successo, ma- dal momento in cui ci si è liberati dalla necessità di reagire allodio con altro odio- permette alle nostre azioni di diventare frutto di consapevolezza e di rimetterci al centro dei nostri pensieri.
Perdonare non vuol dire riconciliarsi con l’altro. Il perdono è un atto che riguarda soprattutto la nostra interiorità; non deve per forza sfociare nella ricostruzione di una relazione. È un processo del tutto intimo che ci restituisce la nostra integrità e, grazie al quale, non permettiamo alle circostanze esterne di condizionare la nostra vita e di inquinare la nostra pace.
Perdonare non impedisce di agire. Chi perdona non deve giustificare ciò che è accaduto e nemmeno rinunciare ai suoi diritti, né pretendere che la persona da cui ci si sente feriti modifichi il suo atteggiamento. Il perdono come abbiamo detto accade dentro di noi e non ci deve essere alcuna pretesa o aspettativa che la relazione cambi o si trasformi. Il perdono è un atto intimo, che riguarda la consapevolezza del Sé.
Comprendere i vantaggi del perdono
Se non perdoniamo e ci crogioliamo nel rancore, nel risentimento, nel desiderio di rivalsa e di vendetta diamo un grande potere a chi ci ha offeso: quello di relegarci nella condizione di vittima e permettiamo a quella persona di continuare a farci vivere sentimenti ostili, addirittura nutrendoci delle tossine emozionali negative legate a una situazione del passato.
Quando ci sentiamo vittime e rimuginiamo su chi ci ha offeso, mettendolo al centro dei nostri pensieri, abbiamo un immediato calo energetico, perché le emozioni negative che proviamo indeboliscono il sistema immunitario e cardiocircolatorio, aumentano gli ormoni dello stress e ci succhiano forza vitale.
Il perdono, indipendentemente da ciò che è accaduto, ci permette invece di essere liberi, felici e leggeri, condizione che ci riporta all’integrità. Libera energie e risorse interiori che potremo dedicare a tutte le opportunità che ci attendono.
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